LA DIPENDENZA DA INTERNET, DA PC E DA VIDEOGIOCHI: LA PORTABLE DEVICE DISORDER O IAD

 

La dipendenza da Internet e dai portable device Disorder (IAD) è un termine piuttosto esteso che copre un’ampia varietà di comportamenti relativi alla mancanza di controllo dell’impulso a entrare in rete.

La ricercatrice Kimberly Young (1996), pioniera in quest’ambito, ne identifica cinque tipi:

  • dipendenza da cybersex;
  • dipendenza da relazioni virtuali;
  • net gaming (scommesse in rete);
  • dipendenza da information overloading (sovraccarico cognitivo);
  • dipendenza da videogame.

 

Intrappolati nella rete: dipendenza da Internet

Sono innegabili i benefici che offre Internet alla nostra società (Abachi, Mhammad, 2013): serve per la scuola; mette in contatto le persone e permette di fare nuove conoscenze (Chou, 2001); è ritenuto uno strumento importante per la crescita culturale e personale. Kraut e altri suoi colleghi ricercatori (1998) della Carnegie Mellon University fanno notare che mai come ora vi sono così tanti mezzi di comunicazione, eppure, sembra di essere sempre di più in un mondo di persone isolate, chiuse nel proprio bozzolo. Camminando per strada pare di essere circondati da tanti automi, seduti intorno allo stesso tavolo senza parlare e senza guardarsi, si sta a testa bassa a guardare la “scatola nera” che si ha tra le mani. Sono alcuni degli effetti della tecnologia. È come se ci mancasse le capacità per gestire la tecnologia da noi stessa inventata, è come se la tecnologia non fosse più “a misura d’uomo” e fosse “sfuggita di mano” evolvendosi troppo rapidamente. Come sostiene Kraut (1998), talvolta, si crea il paradosso che la troppa comunicatività porta all’incomunicabilità. Internet, uno strumento progettato per connettere le persone, sembra che in realtà le stia disconnettendo, allontanandole dalle famiglie e dagli amici. Chi ne abusa si isola, fino ad arrivare addirittura a soffrire di solitudine e di depressione.

 

Quando si è dipendenti da internet?

Si è dipendenti da internet quando si preferiscono i social media alle persone reali, quando non si riesce a frenare l’esigenza di controllare e-mail, Facebook, messaggi WhatsApp, si può cominciare a parlare di dipendenza da Internet o Internet Addiction.

 

Come si diventa dipendenti da Internet o dai giochi online?

Internet non pone alcun limite all’impulso, perciò può facilmente sfuggire al controllo del soggetto divenendo una vera e propria compulsione che detta le regole fino a rendere schiavi. Come indicato precedentemente, gli user, ossia quegli utenti che si limitano, quando iniziano, a navigare nell’infinito mondo del web, scoprendone le possibilità (lo shopping on-line, il giocare in borsa, il gioco d’azzardo, il materiale pornografico, l’infinità delle informazioni offerte dalle enciclopedie on-line ecc.), potrebbero lasciarsi prendere la mano. L’eventualità che un internauta diventi abuser è correlata alla facile accessibilità (è possibile ovunque), praticabilità (basta il telefonino) e anonimato (non c’è la sensazione del giudizio). Questi ultimi, continuando ad abusare dei loro mezzi, possono trasformarsi in addict, ossia in soggetti dipendenti. Naturalmente non significa che sia sufficiente usare Internet per diventare abuser e poi addict. Ci sono persone in grado di controllarsi, che, limitandosi, riescono a servirsi dello strumento senza diventarne schiavi. A tanti sarà capitato di restare connessi alla rete anche per un tempo significativo, ciò però non vuol dire essere dipendenti. Non sono dipendenti da Internet le persone capaci di porsi limiti e di rinunciarvi volontariamente per fare altro. Internet di per sé non invalida la persona e/o non condiziona l’esistenza di chi riesce a esercitare il proprio controllo sullo strumento: in questi casi, il rischio della crisi d’astinenza non sussiste.

 

La ricerca del piacere: dal desiderio alla dipendenza

Friedrich Nietzsche (1977) sostiene: «Senza piacere non vi è vita; la lotta per il piacere è la lotta per la vita». L’uomo, fin dalla nascita, ricerca e si volge verso ciò che l’attrae e che dà piacere. Quando il piacere diventa un bisogno assillante si può azzardare l’ipotesi di dipendenza: la malattia del piacere per antonomasia. Il passaggio dal piacere sano al piacere dettato dalla dipendenza avviene quando il desiderio diventa il chiodo fisso, che limita e/o guasta il pensiero funzionale e la “realtà dei fatti”.

Se si sente piacere perché non si sente più la sofferenza, se esso è provato dopo aver assunto una sostanza o aver compiuto certi atti, se non si riesce più a fare a meno di ripetere l’esperienza gratificante, in questi casi siamo ancora di fronte al piacere? Tutti, seppur a livelli diversi, dipendiamo da qualcosa. La differenza tra la persona sana e il dipendente patologico è il controllo e la capacità di rinuncia, difficile da mettere in atto da parte di chi è diventato dipendente. L’individuo sano sente il bisogno di ciò che lo gratifica, ma può rinunciarvi anche se talvolta con sofferenza o difficoltà; l’altro, invece, sente che quell’oggetto o quell’azione sono irrinunciabili. Altra differenza sostanziale tra chi ha una dipendenza e un individuo sano è la crisi di astinenza, ossia il sintomo fisico e comportamentale manifestato quando non si può soddisfare il bisogno. L’astinenza prolungata porta la persona con una dipendenza alla perdita del controllo. Provando malessere, l’attivazione non avviene per cercare il piacere ma per sentirsi meglio e soddisfare il bisogno compulsivo.

 

Quanto tempo dovremmo restare connessi per non diventare dipendenti?

Mediamente sembra che si trascorri una media di quasi tre ore e mezzo al giorno sui propri smartphone, per controllare e-mail, social network, guardare video e per accedere ad applicazioni o al web. Sebbene vi siano tanti studi relativi alle nuove tecnologie, a Internet e ai loro effetti sull’uomo, nessuno definisce dopo quanto tempo l’accesso ai dispositivi diventa pericoloso (la quantità e la frequenza), oppure quali siano i modi corretti di farne uso affinché non costituiscano un pericolo per la salute.

Restare tanto tempo in Internet può costituire un problema quando la persona si priva di quelli che erano i suoi piaceri fino ad annullarsi; quando il virtuale va a inficiare e a logorare il reale; quando non si riesce a fare diversamente; quando, per restare connessi in rete, si trascurano attività lavorative, relazioni importanti e se stessi.

Si è in presenza di IAD se, per esempio, si preferisce restare in casa per continuare a giocare anziché uscire con gli amici o incontrare le persone care; se si ignora chi ci sta intorno per aggiornare Facebook o consultare altre web-page; se, all’arrivo di una notifica qualsiasi, non si trattiene l’impulso di controllare pur correndo rischi, magari perché si è alla guida, o perché si sta facendo un’operazione delicata ecc. Sembrano oggetti inoffensivi ma il processo di dipendenza da smartphone, da Internet, è identico a quello delle altre dipendenze, come potrebbe essere quello provocato da droghe e alcol. La logica e le reazioni neurochimiche che portano allo stato patologico sono esattamente le stesse, perché, nell’attesa di ricevere il messaggino o di inviare la foto, o di avere la notizia calda, o di fare altro, si crea uno stato di eccitazione che innesca il rilascio della dopamina: il neurotrasmettitore da cui dipende l’umore. La soddisfazione dello stimolo, proprio come nell’uso di droghe e alcol, gratifica. Con la reiterazione degli stessi comportamenti si diviene sempre più tolleranti e diventa insufficiente ciò che prima dava piacere, pertanto senza aumentare la dose (l’esposizione a Internet in questo caso) non si provano più gli stessi effetti. Cresce il bisogno che deve essere soddisfatto se si vogliono evitare sintomi sgradevoli.

 

Indicatori della dipendenza da smartphone

Oggi sarebbe strano e limitante non usare un portable device o uno smartphone. Sono mezzi entrati a far parte della nostra quotidianità, senza i quali si sarebbe tagliati fuori e sarebbe più difficile essere aggiornati e riuscire a cogliere alcune opportunità.

Si può parlare di dipendenza da smartphone o da un portable device quando la persona mostra:

  • problemi a completare e ad avanzare con le attività perché spreca tanto tempo con lo smartphone per giocare, chattare, cercare informazioni, vedere video, controllare e-mail ecc;
  • isolamento dalla famiglia e dagli amici perché si preferisce trascorrere più tempo collegati alle tecnologie che con i propri cari:
  • sensazioni di terrore, ansia o panico, ad esempio quando si dimentica a casa il proprio smartphone, oppure se per qualche ragiona non funziona più o ne viene limitato l’uso.

In questi casi tali segnali è meglio non sottovalutarli, potrebbero essere spie di allarme, indicatori di qualcosa che non va.

 

Cosa fare quando si teme di essere dipendenti da internet?

Quando si teme di essere dipendenti da internet converrebbe aumentare il proprio livello di tolleranza a questi errori. Potrebbe risultare utile pianificarli! Quando la situazione sfugge di mano e non si è più in grado di gestirsi, diventa indispensabile cercare un aiuto specialistico. Chi è invischiato nelle dinamiche che si creano intorno e nell’essere dipendente, infatti, difficilmente riesce a trovare da solo una via di uscita.

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